"La mia poesia non è la mia
poesia. Ma se Lei vuol parlare della mia poesia devo
confessarLe che non sono in grado di spiegarla. Vede, la mia poesia
che è l'unica poesia e di conseguenza è anche l'unica
verità proprio com'è anche l'unico vero sapere che io riconosco
all'aria, che io recepisco dall'aria, che è l'aria stessa,
questa mia poesia viene creata soltanto nel centro del suo
unico pensiero, un pensiero che appartiene interamente a lei. Questa
poesia è istantanea. E quindi non esiste. E' la mia poesia".
"Già, - dico io, - è la Sua poesia". Non capivo nulla di
quello che diceva. "Andiamo, - disse lui, - fa freddo. Il freddo
avanza verso il centro del cervello per divorarlo. Se Lei sapesse
fino a che punto il freddo ha già divorato il mio cervello! Il
freddo vorace, il freddo che ha bisogno delle sostanze cellulari del
sangue, che deve prendersi il cervello, tutto ciò che produce
qualcosa, che può produrre qualcosa. Vede, - disse lui, - il
cervello, la testa e il cervello dentro alla testa non sono altro che
un'incredibile irresponsabilità, un dilettantismo certo, un
dilettantismo mortale, ecco ciò che voglio dire. Le forze vengono
corrose, il freddo conficca i suoi denti nelle forze, nelle forze
umane, nella forza muscolare dell'intelletto che è quella suprema. A
entrarmi nel cervello è quel turismo del freddo vecchio milioni di
anni che s'approfitta stupidamente di tutto, è l'irruzione del
gelo... Oggi, - disse lui, - non esiste più la parola "segreto",
quella non esiste più, tutto ormai non è altro che un grande
malessere causato dal freddo. Io il freddo lo vedo, posso metterlo
sulla carta, posso dettarlo, il freddo mi uccide...".
In paese diede un'occhiata all'interno
del mattatoio. Disse: "Il freddo è una delle grandi verità
primarie, la più grande di tutte le verità primarie e di
conseguenza esso è tutte le verità messe assieme. La verità, deve
sapere, è sempre un processo di mortificazione. La verità è
qualcosa che trascina sul fondo, che lo preannuncia, la verità
è sempre un abisso. Il falso è sempre una salita, un lassù,
solo il falso non è morte così come la verità è la
morte, solo il falso non è un abisso, ma il falso, capisce, non è
una verità primaria: i gravi malanni non giungono improvvisi, le
grandi malattie c'erano già dentro di noi in modo sorprendente da
milioni di anni..." E fissando lo sguardo nel mattatoio
attraverso la porta spalancata disse: "Ecco là dentro Lei può
vedere chiaramente le carni squartate, spaccate a colpi d'ascia.
Naturalmente c'è ancora l'urlo, naturalmente! Tendendo l'orecchio
Lei potrà ancora udire l'urlo! Lei continuerà a udire l'urlo,
benché lo strumento che lo emetteva sia morto, da tempo spaccato,
strappato, reciso. La corda vocale è già stata macellata ma l'urlo
permane! Che continui ad esserci l'urlo. Anche quando tutte le
corde vocali saranno state spaccate e recise, quando saranno morte
tutte le corde vocali del mondo, tutte le corde vocali di tutti i
mondi e tutte le possibilità di immaginarle, tutte le corde vocali
di tutte le esistenze, ci sarà ancora l'urlo, continuerà ad
esserci l'urlo, l'urlo non può venir squarciato, non può venir
reciso, l'urlo è la sola cosa eterna, l'unico infinito, la sola cosa
inestinguibile, la sola cosa sempiterna... E' davanti ai mattatoi che
dovrebbe incominciare l'insegnamento sugli uomini e sui mostri, sulle
opinioni degli uomini e sui loro grandi silenzi, l'insegnamento dei
grandi protocolli della megalomania da mandare a memoria! Gli
scolari, invece di chiuderli dentro ad aule ben riscaldate,
andrebbero portati nei mattatoi; solo nei mattatoi mi riprometto
qualcosa di buono per la scienza del mondo e per la sua sanguinosa
esistenza. I nostri maestri dovrebbero insegnare nei nostri mattatoi.
Non dovrebbero leggerci dei libri, ma brandire cosciotti, far cadere
accette, usare affilati coltelli... L'insegnamento della lettura
dovrebbe esser fatto guardando i visceri e non le righe dei libri...
La parola nettare dovrebbe venir sostituita quanto prima dalla
parola sangue... Vede, - disse il pittore, - il mattatoio è
l'unica aula scolastica profondamente filosofica. Il mattatoio è la
vera aula scolastica, il vero uditorio. L'unica saggezza è la
saggezza nel mattatoio! Gli unici scritti sono gli scritti del
mattatoio! L'unica verità è la verità del mattatoio! Verità
primaria, verità, non-verità, tutto questo assieme costituisce la
straordinaria immatricolazione nel mattatoio che io vorrei fosse
imposta agli uomini, agli uomini nuovi, agli uomini da indurre in
tentazione. Il mattatoio permette una filosofia radicale
dell'approfondimento". Eravamo entrati nel mattatoio. "Andiamo,
- disse il pittore, - l'odore di sangue smuove dentro di me qualcosa
di inaudito, l'odore di sangue è la sola identità.
Andiamo, che altrimenti sarò costretto a estrarre dalla mia fisicità
pensante una nuova evoluzione dello spirito per la quale mi mancano
le forze".
A quel punto si mise a fare grandi
passi e disse: "L'animale sanguina per l'uomo e se ne rende
conto. L'uomo invece non sanguina affatto per l'animale e nemmeno se
ne rende conto. L'uomo è un animale incompleto, l'animale potrebbe
essere un uomo completo. Capisce ciò che voglio dire? L'uno è
incongruo nei confronti dell'altro, l'uno è
terribilmente oscuro nei confronti dell'altro. Nessuno dei due
appoggia l'altro. Nessuno dei due cancella l'altro".
(Thomas Bernhard – Gelo,
pagg. 214-216. Einaudi editore)
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